La tomba a camera nella scalinata della chiesa di Bonaria a Cagliari

Quando fu realizzata la scalinata monumentale che permette di congiungere a Cagliari la basilica di Bonaria con il piazzale sottostante (parliamo di un periodo di costruzione che va tra il 1962 ed il 1967), vennero alla luce delle interessanti sopolture (paleocristiane) ad arcosolio. Una di queste tombe venne inserita in quanto componente architettonica della scalinata. (Vedi foto)

Quella stessa scalinata nacque tramite concorso, messo in bando all’incirca nel 1960 e infine vinto da due architetti romani. In origine l’idea doveva essere quella di inserire anche lo spazio fino al viale Colombo ed al mare; era presente inoltre l’ipotesi di inclusione di un ninfeo con l’acqua a cascata, che infine non venne completato (e che attualmente dovrebbe essere quella zona tra spiazzo semicircolare di terra e vegetazione).

Se guardate quindi nella parte alta delle scalinate trovate la tomba a camera, che si manifesta in un unico ambiente funerario, che pare fosse in origine al chiuso ma che ora si trova all’aperto, probabilmente perché scomparsa la copertura di roccia, che in passato doveva contenere all’incirca 40 tumulati (i quali pare fossero inseriti nelle tombe del pavimento e nella parte sottostante agli achisoli delle pareti, forse in grado di ospitare circa 3 morti ciascuno). Quello che si pensa fosse l’ingresso principale all’ambiente funebre era rivolto verso il mare, sul lato ovest.

La camera funeraria era parte di una più grande necropoli, evoluta nel versante della collina sul mare, dotato di tombe a camere. Da notare è anche “Portu Gruttas”, che pare sia stato un approdo navale in epoca pisana, ricavato proprio dalle grotte come si può dedurre dal nome.

Pare inoltre che “Santa Maria de Portu Gruttas” fosse l’antico nome della di San Bardilio, una piccola chiesa che stava nei pressi del camposanto di Bonaria, e che nel 1929 venne demolita.

All’interno dell’area oggi sono ancora visibili alune delle tombe a camera del camposanto di Bonaria più antiche, ad esempio è visibile quella di Manatius Ireneus; le altre tombe sono state esaminate, pare di recente (1980-85), ritrovando al loro interno corredi ornamentali, ma anche lucerne e ceramiche; questi oggetti hanno aiutato a datare le tombe, fornendo indicazioni che arrivano sino al sesto secolo d.C.; vennero ritrovati anche frammenti di intonaci e tessere di mosaici, il che fa supporre che le camere funerarie sottostanti la scalinata fossero ampiamente decorate.

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